Ogni volta che i mercati scendono in modo deciso, la tentazione di disinvestire prende forza. È comprensibile: la paura è un’emozione potente, e nessuno vuole vedere il proprio capitale ridursi. Eppure, proprio nei momenti di maggiore tensione e pessimismo si aprono le migliori opportunità di investimento. I dati storici parlano chiaro: i rendimenti attesi dopo i grandi crolli sono spesso ben superiori alla media, e chi riesce a mantenere lucidità ne trae vantaggio nel medio-lungo periodo.

Cosa ci insegnano i grandi crolli del passato?

Guardiamo alla storia dell’S&P 500, l’indice azionario più rappresentativo al mondo. Dopo il -48% del 1974, nei cinque anni successivi l’indice guadagnò oltre il 100%. Dopo il Black Monday del 1987, con un calo del 34% in poche settimane, i cinque anni successivi portarono un recupero dell’88%. Nel 2008, in piena crisi finanziaria globale, l’indice perse quasi il 60% dai massimi: ma chi investì in quel momento vide i propri capitali più che raddoppiati nei cinque anni seguenti.

E ancora, nel 2020, durante il crollo COVID, l’S&P 500 perse oltre un terzo del suo valore in un mese, per poi registrare un +77% già entro i 12 mesi successivi. Un recupero storico, a testimonianza del fatto che i mercati scontano rapidamente le cattive notizie e anticipano la ripresa molto prima dell’economia reale.

Perché comprare nei crolli funziona?

Il concetto è semplice: quando i prezzi scendono, i multipli di valutazione (come il P/E ratio) si comprimono, aumentando le prospettive di rendimento futuro. Questo meccanismo si basa su un principio fondamentale: pagare meno per qualcosa che nel lungo periodo genera valore significa ottenere rendimenti superiori.

A marzo 2009, ad esempio, il mercato azionario USA scambiava a multipli tra i più bassi degli ultimi decenni. Il decennio successivo è stato uno dei più forti della storia per l’investitore azionario. Il contrario accadde nel 2000, quando i titoli erano sopravvalutati: nei 10 anni successivi, il rendimento fu negativo.

E se arriva davvero una recessione?

È una paura legittima. Ma storicamente, anche in presenza di una recessione, i mercati anticipano la ripresa. Dopo la crisi dei mutui subprime del 2008, il PIL USA tornò a crescere solo nel terzo trimestre del 2009. Ma il mercato aveva già toccato il fondo a marzo e aveva guadagnato più del 60% nei sei mesi successivi.
La verità è che i mercati si muovono sulle aspettative. Quando la paura è diffusa e i prezzi scontano scenari catastrofici, basta una notizia meno peggiore del previsto perché parta un rimbalzo.

E se sbaglio il timing?

Non serve “prendere il minimo”. La storia dimostra che investire durante i ribassi, anche senza azzeccare il punto più basso, porta comunque a risultati molto positivi. Al contrario, restare fermi aspettando “che si calmi tutto” può essere molto costoso.
Basti pensare che i principali rimbalzi di mercato si concentrano in pochissimi giorni. Chi resta fuori anche solo per le 10 giornate migliori in un arco di 10-15 anni può perdere metà dei rendimenti. E spesso questi giorni arrivano quando il pessimismo è ancora dominante.

Il ruolo del consulente: presenza, strategia, lucidità

In mezzo a forti movimenti di mercato, il consulente finanziario è più di una guida: è un alleato strategico. Non serve solo a costruire un portafoglio coerente con gli obiettivi, ma diventa fondamentale quando l’investitore è sotto pressione emotiva.

Un professionista esperto aiuta a interpretare correttamente ciò che accade, a distinguere tra rischio reale e rumore di fondo, e soprattutto a non confondere la volatilità con la perdita. Spesso, proprio nei momenti di maggiore stress, il consulente può aiutare il cliente a riposizionarsi meglio, ribilanciare gli asset o sfruttare le valutazioni più basse per aumentare l’esposizione su strumenti di qualità.

Un altro valore aggiunto è la pianificazione: un consulente costruisce una strategia che prevede anche i momenti difficili, e aiuta a seguirla con coerenza. Questo è ciò che trasforma un investitore in un vero gestore del proprio capitale.

In conclusione, possiamo dire che i mercati sono imprevedibili nel breve periodo, ma estremamente affidabili nel lungo. Ogni crisi, ogni crollo, ogni fase di panico è una finestra che si apre: difficile da attraversare, certo, ma potenzialmente molto redditizia per chi ha visione, metodo e fiducia nel processo. Comprare nei crolli non è una scommessa, è una strategia fondata sui dati, sulla storia e sulla logica del lungo termine.

 

Tutti i contenuti dell’articolo hanno scopo informativo e didattico, pertanto non sono in alcun modo da intendersi come consigli finanziari.